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KYASHAN - La Ri-Nascita?

Written by  06 Feb 2007
Published in Cinema
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Presentato al Torino Film Festival nel 2004 e giunto nelle nostre sale solamente nel 2006, il film di Kazuaki Kiriya, che trae ispirazione dall'anime noto in Italia come Kyashan - il ragazzo androide (prodotto nel 1973 dalla Tatsunoko, casa che ha creato anche Polimar, Tekkaman e Yattaman) ha suscitato molta curiosità tra gli appassionati e diviso inesorabilmente la platea tra fan entusiasti e annoiati detrattori.

C'è da dire che il film è molto lungo, i dialoghi sono spesso criptici e le ellissi narrative sono tali da spiazzare lo spettatore non adepto. Non solo ma il regista offre una sua personale rielaborazione dell'anime tanto più apprezzabile, immagino, se si conosce bene la storia originale.
La sua è un'operazione di rielaborazione e interiorizzazione, quasi un rivivere la storia lineare dell'anime attraverso frammenti di memoria che risorgono in una coscienza che ha dimenticato.
E in effetti sembra proprio questo il tema che il film sviluppa al di là delle sue vivide sequenze in un eccellente mix di 3d e attori in carne ed ossa, con personaggi molto glamour (su tutti il neuroide cyber cattivo biondo platino e la fidanzata in eterna tutina nera di lattex) e inquadrature molto pittoriche, alternando lunghi momenti di asiatica lentezza a vertiginosi viedoclip.

La storia riveduta e corretta prende le mosse da un mondo del futuro contaminato e semidistrutto da una lunga guerra tra Federazione europea e Federazione asiatica, vinta da quest'ultima a un prezzo molto alto. Un governo di anziani corrotti decide di finanziare la ricerca del padre di Kyashan, un famoso biologo, che sta cercando di sviluppare un sistema per la rigenerazione cellulare, con la segreta speranza di trovare una cura alla malattia che sta uccidendo l'amata moglie. Il figlio, che potrebbe tranquillamente starsene in giardino con la sua bellissima fidanzata, decide invece di andare in guerra a combattere contro un gruppo di ribelli considerati "terroristi" ma del tutto inoffensivi. Avrà appena il tempo di rendersene conto che troverà la morte.
In questo cupo crescendo di dolore familiare accade il "miracolo": un misterioso raggio cosmico colpisce il brodo primordiale di cellule creato dal nostro scienziato, non dico pazzo ma di sicuro ossessionato, la poltiglia di membra divise si agglomera dando vita ai Neuroidi (o neo sapiens), una sorta di uomini potenziati e nudi che vengono subito cacciati come bestie selvagge per essere eliminati.
Dopo la fuga di quattro di loro con annesso rapimento della consorte, il padre di Kyashan prova a immergere il corpo del figlio in quella stessa brodaglia. Miracolosamente Kyashan riprende vita e sarà trasformato in un ibrido carne-metallo per poter sopravvivere. Il nuovo corpo armatura di Kyashan lo renderà l'unico in grado di contrastare la vendetta dei Neuroidi che dopo aver ritrovato una misteriosa astronave in pieno deserto, generano un esercito di robot per marciare alla conquista del mondo in uno lotta all'ultimo sangue, cioè sino alla distruzione totale.
E fino a qui abbiamo dato fondo a numerosi topos del genere nippo cibernetico.

Ciò che però fa di Kyashan un film interessante è la sua ossessiva rielaborazione del concetto di "ri-nascita".
Rinascita di Kyashan che torna dal "Regno dei morti" (abbiamo visto addirittura il suo spirito vagare attorno al suo corpo morto, una delle migliori scene del film), trasformandosi in corpo cybernetico e diventando "eroe per caso" cupo e malinconico.
Rinascita della civiltà sepolta e potentissima custodita nell'astronave che i Neuroidi riportano alla vita, ben rappresentata dalla scena in cui il capo dei Neuroidi si siede sul trono prendendo il posto del Re Scheletro, suggerendo quasi la possibilità che i neuroidi stessi siano già esistiti in un lontano passato, che non siano una semplice casualità nell'universo ma una forma di vita che ciclicamente rinasce, e da cui chissà l'uomo stesso deriva?
Il sospetto di trovarci di fronte a un'incarnazione del mito dell'eterno ritorno si fa sempre più forte nel finale, dove in un delirio di morti e rinascite ravvicinate assisitiamo all'annientamento reciproco, quasi gioioso, liberatorio, di Kyashan e del capo Neuroide, suo alter-ego e "fratello". Una mostruosa esplosione distrugge la terra, quasi fosse il vagheggiato impossibile incontro di materia e anti-materia dei fisici.
Un fascio di luce parte dalla terra che eslode e si lancia nel cosmo.
Capiamo allora qual'è il sogno veggente che gli altri neuroidi hanno visto prima di morire e di cui la madre di kyashan da loro venerata come dea e tenuta prigioniera sembrava la custode.
La scintilla della vita, che si porta dentro la memoria "amorosa" di Kyashan, il giardino dei genitori, il padre, la madre, l'adorata Luna, viaggerà nel cosmo alla ricerca di un nuovo pianeta dove la vita rinascerà e tutto accadrà di nuovo.
Quasi che l'umanità fosse, come in un breve racconto di Philip Dick "Squadra di Ricognizione", destinata a distruggere ogni pianeta dove approda per poi approdare in un altro e così via fino alla fine dei tempi in una spirale senza uscita.
Forse tutto è già avvenuto e quello che abbiamo visto pure è solo l'ennesima incarnazione di questo eterno ciclo di distruzione e rinascita.
Forse i neuroidi sono solo i messaggeri dell'apocalisse, inviati per far suonare le trombe del giudizio su un'umanità ormai degradata e corrotta, che deve finire per poter ricominciare.
Questa ri-nascita lascia però un brivido gelido nelle ossa, è l'agghiacciante prospettiva di una rinascita dello Stesso, quasi che l'intero universo sia solo una coscienza che dimentica e poi ricorda, per tornare poi a dimenticare. Ricorda l'amore per poter rinascere e l'odio per poter morire e tornare a dimenticare, in un'eternità che è il peggiore degli incubi.

Stranamente anche nell'apprezzato anime "Neon genesis evangelion" (ideato da Hideaki Anno e prodotto dallo Studio Gainax nel 1995-96), ricolmo di simboli esoterici e biblici, assisitiamo alla progressiva distruzione del mondo da parte di misteriose creature chiamate "angeli" che sembrano possedere un ghost e adempiere a una missione quasi "divina" di ri-generazione del genere umano.
Anche qui stranamente il padre del protagonista cerca disperatamente di far rivivere la moglie in uno di questi esseri, e anche qui finisce solo per innestare una serie di eventi che culmineranno nella distruzione di tutto.
Anche qui viene adombrata nel primo finale della serie la possibilità che tutta la storia sia stata vissuta solo dalla coscienza di Shinjii, il giovane protagonista, in un prisma poliedrico che rielabora l'esistente in un fantasma della mente.
Tuttavia si tratta di una sorta di "iniziazione" alla vita adulta che culmina in una crescita, così come nel secondo finale "realistico" della serie la ri-generazione che vuole portare l'angelo non è la rinascita dello stesso, ma un salto evolutivo, una nuova umanità.

E allora quando, dopo la "vera" fine di tutto, vediamo Shinjii risvegliarsi accanto ad Asuka, la ragazza dai capelli rossi che ama-odia, in un nuovo Eden, quasi novelli Eva e Adamo, ci rimane almeno la speranza (se non la certezza) che il "neon" davanti a Genesis non sia solo un aggettivo di bellezza, ma l'annuncio che ciò che sta per iniziare è qualcosa di "diverso".
L'auspicio che la ri-nascita non sia l'orribile agghiacciante eterno ritorno dello stesso, il "revenant", il morto che non può morire e non trova mai pace tornando a seminare morte eternamente, quasi a suggerire che il nuovo è da sempre solo l'oblio dell'eterno ritorno dello stesso, ma sia invece la ri-nascita dell'Altro, dell'alieno, del feto stellare di 2001, o, per dirla con Baudelaire, de"l'inconnu".


Last modified on Sunday, 11 February 2007 19:34
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