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I Segnali dal futuro/passato di Proyas

Written by  10 Sep 2009
Published in Cinema
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Debora Montanari di CiaoRadio recensisce per noi il  kolossal millenaristico di Alex Proyas. Uno sguardo personale su un film discusso, per mettere in luce i fondamenti filosofici non banali generalmente sottovalutati o irrisi nel cinema "commerciale".

Il titolo originale di questa nuova, impressionante opera di Alex Proyas è “Knowing” e forse non doveva essere modificato, perché una volta che si ha l’idea di quello che è il film nella sua interezza si scopre che i segnali arrivano dal passato e che chi ha scritto quei segnali non era preveggente. Dal passato perché tutto inizia con un progetto scolastico: “la capsula del tempo”. La capsula viene seppellita nel cortile di una scuola nell’anno 1959 per essere poi riaperta ai giorni nostri, nel 2009. I bambini dell’epoca erano stati invitati a disegnare una loro visione del futuro e a lasciare questa testimonianza all’interno della capsula. Insiemi ai disegni ci sarà anche un foglio carico di numeri, scritto proprio da Abby, la bambina che aveva proposto il progetto: quei numeri non erano solo una visione del futuro, erano la visione del futuro e Abby non l’aveva vista ma… ascoltata.


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Un inizio inquietante che immediatamente veste il film di un alone di mistero, un abito oscuro che si trascina dietro un velo di horror: l’inquietudine della stranezza, della follia, di qualcosa di terribile che scompare dentro quella capsula del tempo, per finire, una volta disseppellita, nel 2009, tra le mani del professore di fisica John Koestler (Nicolas Cage).
Conosciamo il professore mentre tiene una lezione non solo alla classe ma anche a noi spettatori, perché è ascoltandolo che impariamo qual è il suo pensiero riguardo un determinato argomento ed è ascoltandolo che comprendiamo che lui sta chiedendo anche a noi di prendere una posizione; la domanda è: l’ordine delle cose nell’universo, l’ordine degli eventi nella storia, l’ordine degli accadimenti nella vita delle singole persone è prestabilito o è casuale?
Sarà il film a darvi la risposta, attraverso i numeri di Abby, mostrandovi avvenimenti da togliere il fiato, facendovi percorrere una strada inquieta, carica di tensione emotiva, immersa in un nero pathos che… aprirà gli occhi.

La trama è sorprendente, come poche se ne vedono ultimamente, una trama che racconta, prima di ogni altra cosa, una storia; è coerente dall’inizio alla fine ma allo stesso tempo non lineare: vedere “Segnali dal Futuro” è come percorrere una strada di montagna che conta infiniti tornanti e non sai mai cosa ti aspetta. Ben presto ci si accorge che l’inaspettato non sarà solo in cima alla montagna, ma dietro ogni curva: questo perché lo svolgimento è una continua sorpresa, le svolte che prende modificano persino l’idea che ci si costruisce riguardo alla storia e al film, mostrandoci prima un inquietante mistero paranormale, poi una serie di fatti che ci trascinano nell’azione, l’azione si trasforma in indagine e l’indagine ci affonda ancor più nel mistero quando strani personaggi faranno la loro comparsa; personaggi che ricordano molto, soprattutto per l’abbigliamento, gli alieni del capolavoro di Proyas, “Dark City”.


Muovendosi nei meandri di un destino già scritto, di capacità paranormali destinate ad aiutare determinate persone, di eventi e incontri che hanno segnato il percorso delle vite di quelle persone, il professor John Koestler scoprirà dove, l’ordine delle cose, lo porterà: alla fine di questo ordine, alla fine delle cose.
“Knowing”, Sapendo, ecco perché il titolo non doveva essere cambiato, perché John saprà. Saprà della fine e saprà quanto il destino o chi per lui ha lavorato per farglielo sapere e conoscerà coloro che sono stati in grado di portarlo alla conoscenza. Un finale lirico e spettacolare concederà un po’ di conoscenza anche a noi.

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Se immaginate “Knowing” come il solito film apocalittico, allora vi conviene andare a vederlo perché qui c’è molto di più. Caos e distruzione non sono i protagonisti, sono solo gli eventi. Protagonista è l’essere umano, la sua umanità fatta di forza e debolezza, coraggio e paura, ma soprattutto la sua fragilità di fronte all’Universo, di fronte ad un evolversi che è in grado di studiare ma non di capire fino in fondo, né tanto meno di modificare o fermare. Ci sono cose che stanno al di là di noi, che vanno oltre la nostra comprensione, ci sono cose che l’essere umano non sa.
Già M. Night Shyamalan ci ha narrato storie di questo genere e allo stesso modo, cioè mettendo al centro della trama l’essere umano e la sua fragile forza di fronte a un Universo carico di misteri a volte insondabili, a volte persino inconcepibili.

“Segnali dal Futuro” non è complicato, Alex Proyas ha la capacità di raccontare storie difficili e fitte di mistero, con una semplicità che ci ha regalato e ci regala film spettacolari e importanti nei contenuti, senza farci accavallare i neuroni; si capisce ogni riga di quel che ci viene raccontato e quel che vediamo e impariamo non è da sottovalutare né da considerare solo un film. “Segnali dal Futuro” affronta infatti un argomento che è stato approfondito spesso da studiosi: non da scienziati appartenenti alla scienza ufficiale, troppo ottusa e arrogante per degnare anche solo di uno sguardo certi argomenti, ma scienziati della cosiddetta Scienza di Confine (vedi rif. (*) sotto, NdR), quella scienza che è determinata ad andare oltre quello che crediamo di conoscere. E forse un giorno anche noi “sapremo”. Perché è chiaro: l’uomo non sa tutto!

Un film spettacolare e di grande forza, sia nei contenuti che nelle immagini; verrà sicuramente sottovalutato (infatti le recensioni che si leggono in giro dicono perlopiù di un pasticcione mistico apocalittico, NdR), ma troverà poi un degno posto tra quei film da rivedere e da rivalutare, perché ha una regia ottima, è spettacolare e sa come mettere i brividi. Emozionante.

Spoiler trama
Per chi non teme che gli 'guasti la sorpresa', vorrei sottolineare che:

- nel film c’è una delle più belle scene di incidente aereo mai proposte sul grande schermo. Il realismo lascia senza fiato e colpisce a livello emotivo anche dopo, quando usciti dal cinema ci ripenserete;

- il finale è aperto a molte interpretazioni, compresa quella religiosa (molto irrisa nelle recensioni, NdR); in poche parole: ognuno è libero di credere in quel che vuole. Ma la religione non è mai menzionata e soprattutto, come dicevo prima, il film non poggia su argomenti religiosi, bensì su teorie di un certo tipo legate alla presenza di alieni e all’interazione che l’essere umano può aver avuto con loro.


Debora Montanari


(*) L’argomento può essere approfondito:

Come detto sopra, l’argomento dell’interazione umani/alieni, della possibilità che gli alieni ci abbiano aiutati a creare una civiltà terrestre, che ancora ci aiutino o che ci aiuteranno perché sono responsabili di questa loro/nostra civiltà, è molto discusso tra gli studiosi e viene spesso approfondito su riviste di settore, dedicate alla scienza di confine. Vi indico un paio di interessanti articoli:

“Il sapere disceso dal cielo” di Cristoforo Barbato
Notiziario UFO n°170 - luglio/agosto 2009

“UFO, cowboys e indiani” di Armand du Prez
Area di Confine n°46 - luglio 2009



Last modified on Friday, 11 September 2009 11:18
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