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Orfeo, un viaggio nell'Ade di ritorno allo sperimentalismo delle origini

Written by  02 Dec 2025
Published in Cinema
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Primo lungometraggio di Virgilio Villoresi dal Poema a Fumetti di Buzzati, mescola live action, disegni animati e stop motion per dar vita a una creatura filmica sperimentale, rara nel panorama attuale, che sa di origini del cinema.


Il mito del viaggio nel regno dei morti di Orfeo ha lunga storia in letteratura, prima che al cinema: Ulisse nell'Odissea, poi Enea nell'Eneide, quindi Dante nella Commedia, in fondo un lungo viaggio nell'oltretomba cristiano a ritrovare l'angelicata Beatrice, la cui ispiratrice umana era appunto già defunta quando il Fiorentino iniziò il suo poema.


Orfeo, sciamano trace pre-omerico di una musica definita "psychagogica" (una psichedelia ante litteram?) in grado di commuovere anche Ade principe degli inferi a restituirgli l'amata Euridice, arriva poi al cinema nel 1950 con l'Orfeo di Cocteau e poi nel1959 col celebre Orfeo Negro di Marcel Camus, prima coproduzione franco-brasiliana vincitrice a Cannes e agli Oscar (e che potete ripassare al link qui sotto).


buzzatipoemaData invece al 1969 il Poema a fumetti di Dino Buzzati (copertina e tavola qui ai lati), principale ispirazione dell'Orfeo di Virgilio (nomen omen se mai ce n'è stato uno!) Villoresi, il quale con questa riduzione filmica del primo graphic novel italiano attualizzazione del mito greco debutta nel lungometraggio dopo una lunga gavetta di spot, videoclip, cortometraggi e videoart.



OrfeoDando vita a un caleidoscopio di tecniche vintage orgogliosamente fuori dal tempo, che mescola attori umani in live action (i giovani Luca Vergoni/Orfeo e Giulia Maenza/Eura), disegni animati, stop motion e persino found footage (il regista ha montato nel film anche alcune scene di balletto della madre stessa) per un "lungo-corto" di soli 74 minuti, girato in pellicola 16 mm (con cinepresa Bolex).


OrfeoCaleidoscopio molto affascinante nel suo essere un oggetto cinefilo che mescola suggestioni da film muto (Metropolis), espressionista, animazioni alla Jan Švankmajer, onirismo surrealista e felliniano, mélo alla Douglas Sirk, art nouveau (notate la finestra cui s'affaccia Vergoni sotto a sinistra e la scenografia che circonda i due innamorati più sotto a destra) e ballerine classiche alla Suspiria (riprese "fantasmatiche" con riflessi su vetri alla Bava, ma molte anche le vetrate art nouveau nella scenografia) e da Moulin Rouge (vedi sotto a sinistra), fino a suggestioni dal citato Cocteau, come la finestra che si rivela superficie liquida (nel Sangue d'un poeta del 1932) a  Labirinto del Fauno di Del Toro e Sposa Cadavere di Burton.DeChirico

Oltre a suggestioni pittoriche da De Chirico e Balla (sopra a destra la locandina, qui a sinistra una scena rapportata al dipinto Piazza d'Italia del maestro metafisico).


OrfeoIl regista Villoresi è tanto programmanticamente "passatista" nel suo approccio che trasforma l'Orfeo cantautore rock al Polypus del Buzzati "sessantottesco" in un pianista classico, innamorato di una ballerina parimenti classica in tutù, che ascolta e balla con lui un cha cha cha (composto da Piero Piccioni per La commare secca di Bertolucci) sull'immancabile disco in vinile prima di essere inghiottita dall'"aldilà" (ma sarà davvero esistita?).


OrfeoLo sceneggiatore del film Alberto Fornari mi ha spiegato che il faticoso artigianato del film - prodotto a un ritmo di 5 secondi al giorno! - è iniziato già nel 2021 con la sceneggiatura, mentre la produzione vera e propria del film ha impegnato circa due anni e mezzo. E il lavoro si vede, pur nella breve durata, perché l'opera non risente della produzione indipendente (Fantasmagoria, fondata dallo stesso regista), se non in qualche dialogo il cui doppiaggio risulta un po' "impastato", specie quando a parlare sono creature fantastiche come l'uomo verde, il demone guardiano (una giacca vuota) e le tre melusine (sorta di teste di meduse volanti burtoniane), che hanno voci distorte da effetti.


OrfeoAnzi, è un'autentica festa per gli occhi, piena di sorprese visive entusiasmanti, come le ballerine gemelle uscite dalla tappezzeria di un corridoio rosso molto "alla Shining" (qui a sinistra), i diavoli col forcone alla Méliès, gli scheletri soldati o il già citato demone-giacca. Una festa peraltro assai "gazzoliana" tematicamente - si parva licet - giacché anche il mio Cortez finisce "all'inferno", anche se per ambizione artistica più che per amore romantico, anzi non è detto che la Quinta del lupo ora in progress (in cui pure la ricerca nel profondo della vasca surreale de Le sang d'un poète di Cocteau svolgerà un ruolo cruciale) non raccolga qualche spunto visionario anche dall'opera di Villoresi.


Personalmente, solo le musiche romantiche di Angelo Trabace e qualche momento un po' mélo mi sono risultati leggermente manierati, ma nel complesso il film si ritaglia una posizione di assoluto rilievo fra gli indipendenti (e non solo) che osano farci vedere "oltre", fra mastro Švankmajer e il Mad God di Phil Tippett (assai più minaccioso trailer qui di seguito).


Praticamente, abbiamo tra le mani un unicum nel cinema italiano attuale. Dal 27 novembre è distribuito da Double Line dal 27/11 in 14 sale italiane: in due milanesi con notevole successo, abbiamo potuto notare: è un bel segnale, facciamolo durare.


Buone visioni,


Mario G

Last modified on Tuesday, 02 December 2025 13:41
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