Print this page

Caterina Palazzi "mangia i bambini"

Written by  14 Apr 2015
Published in Musica
Read 16045 times
Infanticide, nuovo album della bassista romana coi Sudoku Killer, è folgorante sorpresa di jazz rock originale pur senza estremismi alla Zu, coi quali suonerà a Roma il 3 maggio. Disco da scoprire, di livello internazionale.

 


 

Era tempo che, mea culpa, consideravo il jazz un piacevole ricordo di un tempo che fu (temendo peraltro di dover presto pensar lo stesso del rock): spariti i giganti, ormai maturati anche i radical degli anni ’80 (John Lurie, James White, Marc Ribot), era dai ’90 che non venivo sorpreso da novità impressionanti nel campo della musica improvvisata. Praticamente, dall’irruzione sulla scena di John Zorn colle sue multiformi creature (Naked City, Pain Killer, Masada etc.) e col suo gotha di avanguardisti a nutrirle (Bill Frisell, Wayne Horvitz, Fred Frith, Joey Baron, Mike Patton, Bill Laswell, Mick Harris & co.), avevo l’impressione che il jazz non avesse più partorito emozionanti sussulti, a parte i molto cool Medesky, Martin & Wood, i sotterraneissimi Iconoclast a NY e… sì, gli Zu, che partendo dall’Italia han saputo guadagnarsi la stima proprio dell’entourage Zorn/Patton, finendo ad incidere i due ultimi album (quelli della criticata svolta math/metal) proprio per la Ipecac di quest’ultimo.

articles10_caterina-sudoku-logo.jpg

Oggi, l’ascolto del recente Infanticide di Caterina Palazzi (ed. Auand, copertina in apertura, leader qui a destra, insieme alla band sotto a sinistra) mi ha ridonato l’entusiasmo di una scoperta originale, varia quanto godibile all’ascolto.
La non morbidissima macchina dei suoi Sudoku KillerAntonio Raia al sax tenore, Giacomo Ancillotto alla chitarra elettrica, Maurizio Chiavaro alla batteria – in cinque lunghi brani (solo uno sta sotto i 10’ di durata) riesce a portarci con sé, partendo da un’intro furiosa che ricorda Heartbreaker dei Led Zeppelin, lungo un affascinante e policromo cammino di sentieri che si biforcano: rock duro (“io nasco come chitarrista grunge”, ci spiega la leader), barbagli di psichedelia, memorie del Miles Davis elettrico, di Coltrane forse, Eric Dolphy, direi anche di Mingus, dato che Caterina Palazzi, nonostante le origini che ci ha dichiarato, ha scelto per sé lo strumento del contrabbasso.

articles10_sudoku-killer-(colori).jpg


Sottolineo, non del basso elettrico, magari trattato con effetti simili a quelli della chitarra elettrica, che è da sempre lo strumento principe del jazz rock: “mi piace molto di più il contrabbasso, perché è un altro essere umano”, è la sibillina spiegazione dell’artista. “Comunque il mio cuore resta al rock, anche se dal jazz ho preso tanti spunti creativi e l'interesse per la musica improvvisata.

In fondo, riflettevo poco tempo fa, cos’è stata la psichedelia – da un punto strettamente musicale – se non importare nel linguaggio del rock la libertà armonica e improvvisativa che il jazz aveva appena sperimentato proprio attraverso i trip dei Coltrane, Coleman e Davis? È così che personalmente mi son trovato a riscoprire di recente Sun Ra, Jaco Pastorius, persino i Weather Report e Mahavishnu Orchestra (che un tempo trovavo così “superati”), i Soft Machine e viaggi cosmici di quel tipo.

articles10_cate-live.jpg

Fino ad Infanticide, titolo che invece evoca i più terreni Nirvana, il cui suono sporco e slabbrato comunque rimane distantissimo dalle ricercate (per quanto eterogenee) architetture sonore dei Sudoku Killer: il titolo rimanda in realtà al prossimo album del gruppo, che sarà dedicato “ai personaggi cattivi dei film animati Disney”, spiega Caterina. “Una sorta di perenne ‘flash forward’ iniziato con il primo disco Sudoku Killer, che conteneva brani mutuati dalla letteratura ma il cui titolo anticipava il contenuto di questo secondo album, ispirato a giochi di logica matematica giapponesi” (Sudoku Killer, appunto, Hitori, Nurikabe, Futoshiki e Masyu i titoli dei 5 brani in questione).

“È proprio in questo continuo gioco di rimandi concettuali, ma anche musicali – spiega sempre la bassista nelle note – che va ricercato l'eclettismo di questo disco”. Che è sicuramente il suo tratto vincente e ce lo fa indicare come uno dei dischi più ricchi e completi dell’annata in corso, e di diversi anni a questa parte nel suo genere specifico.

articles10_zu-cortar-todo-album-cover.jpg

Perché, diciamolo, qual è il limite degli Zu (cui pure Palazzi e i suoi apriranno il concerto all’Init Club di Roma il prossimo 3 maggio)? Il loro Cortar Todo (cover qui a sinistra, sotto a destra la band attuale), appena uscito per la Ipecac, è pure un disco estremamente originale, forse di più, certamente più estremo e radicale di Infanticide, e li conferma una delle realtà musicali più innovative dello Stivale, probabilmente dai tempi degli Area. A partire dalla formazione (sempre trio in low key, basso elettrico, sax baritono, batteria) fino al caratteristico sound, un post free calato nell’era dello sludge più torvo e del math metal. Il cui limite, dicevo, è forse solo che assomiglia molto a Carboniferous, suo precursore del 2008. Forse che, un po’ come per John Zorn o i citati Iconoclast, quando uno arriva ai confini dell’universo udibile, oltre non si può più andare?

articles10_zu.jpg

La stessa cosa che s’è detta appunto degli Iconoclast, qualche volta delle bizzarrie di John Zorn come dell’ambient di Eno, del free di Sun Ra, come della musica industriale, di Osso e di un po’ tutti gli estremismi sonori: essere affascinanti concettualmente ma poi spesso difficili da digerire sulla lunga durata.
Mentre l’Infanticide dei Sudoku Kiler di Caterina Palazzi ha il dono di diluire i suoi strappi in una maggior varietà di timbriche ed atmosfere, non perdendo mai di vista la godibilità del sound in favore dell’estremismo.

articles10_aldoum.jpg



Una sensazione che di recente avevo avuto anche ascoltando per esempio i milanesi Al Doum & The Faryds (la copertina del loro album migliore qui a sinistra), autori di un jazz rock psichedelico e tribaleggiante molto affascinante, anche se presto virato verso sonorità marcatamente mediorientali.

Bene, fine del kozmic trip e delle mie elucubrazioni su presente e futuro del jazz ibrido. Resta il fatto che il concerto Zu/Sudoku Killer si preannuncia come un… “biglietto che esplode”, che consiglierei senza esitazioni di non perdere a chi potrà vederlo a Roma. E i relativi album degli ascolti obbligatori del 2015.

Da tempo, a furia di compiangere vecchie glorie che ci lasciano (da Lux Interior a Jack Bruce, da Joe Cocker a Daevid Allen, lo stillicidio è infinito e incessante) paventavo di trovarmi in un certo qual senso alla fine della musica: a immalinconirmi su grandi passati che non torneranno. Beh, i dischi che abbiamo recensito recentemente sul sito mi hanno felicemente smentito. E sono tutti italiani. Ma le date in Norvegia e a New York che leggete qui sotto del tour della Palazzi ci confermano che forse un pezzo di mondo se ne sta accorgendo. Buon segno.

Contrabbasso o basso elettrico, la musica va avanti.


Mario G


PS: di seguito riportiamo le prossime date del tour dei Sudoku Killer

15/04 Taranto
16/04 Tricase
17/04 Lecce
18/04 Santeramo
19/04 Grottaglie
03/05 Roma (la data con gli ZU)
7-9/05 Hamar Jazz festival (Norway)
13/05 Lubjana (Slovenia)
14/05 Firenze
15/05 Siena
16/05 Tivoli
17/05 Sarnano
1-7/06 Festival New York

Last modified on Wednesday, 15 April 2015 13:28
Rate this item
(1 Vote)
Website Security Test