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Il Segno Del Comando e il Volto Verde di Meyrink

Written by  09 Dec 2013
Published in Musica
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La dark/prog band genovese ritorna con un oscuro e affascinante album, ispirato al secondo romanzo dell’autore del Golem, recensito da Cesare Buttaboni, cultore di progressive e di narrativa gotica.

 


 

Il Segno del Comando è un progetto musicale di studio nato a Genova nel 1995. L’intenzione era quella di recuperare l’estetica musicale italiana dei ’70 come si può ascoltare nel primo album, pubblicato nel 1997, un vero e proprio omaggio al prog italiano (in anticipo su esperienze posteriori come La Maschera di Cera) che rievocava le atmosfere oscure di certa cultura horror italiana del periodo rappresentata dai film horror di Mario Bava e da gruppi come gli Jacula.
Il concept era basato appunto sullo straordinario sceneggiato fantastico Il Segno del Comando, messo in onda dalla Rai nel ’71 (una scena qui a destra, sotto il titolo il link alla prima parte via YouTube, NdR) e sul libro di Giuseppe D’Agata da cui il gruppo prende il nome.

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Il successivo “Der Golem” si concentrava, dal punto di vista tematico, sul noto romanzo capolavoro del grande scrittore esoterico Gustav Meyrink mentre, musicalmente, c’era una sterzata verso il gothic-metal e sonorità sperimentali.
Dopo una lunga inattività (durata dal 2002 al 2010) Il Segno del Comando ritorna adesso con un nuovo lavoro che si focalizza ancora sull’opera “meyrinkiana” e in particolare sul suo secondo romanzo “Il volto verde” (sotto a sinistra la copertina di un'edizione in inglese del romanzo, di non facilissima reperibilità in Italia, NdR) che dà il titolo all’album. In quest’opera il grande scrittore iniziava a mettere nei suoi scritti tematiche esoteriche e mistiche.

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Meyrink stesso era in realtà un iniziato e un grande conoscitore delle filosofie e discipline orientali come lo yoga. “Il volto verde” è ambientato ad Amsterdam in un periodo di smarrimento materiale e spirituale per l’Europa in cui la guerra sconvolgeva l’Europa e riprende la leggenda dell’Ebreo errante. Si tratta indubbiamente di uno dei suoi romanzi più importanti, ammirato anche dal grande scrittore argentino Jorge Luis Borges.

Lo stile di Meyrink è visionario e procede per “immagini” e, almeno all’inizio, non è facilissimo da assimilare. La lettura richiede grande concentrazione: nel libro vengono svelate delle tecniche segrete per riuscire ad ottenere il controllo della mente e risvegliare i poteri che si celano al proprio interno. Attraverso queste tecniche l’uomo riesce così a risvegliarsi e raggiungere uno stato superiore di consapevolezza che lo porta a raggiungere l’immortalità.
Dal punto di vista concettuale l’album rivela uno spessore filosofico e esoterico molto profondo. Diego Banchero ha rielaborato i temi del romanzo scrivendo dei testi visionari con una forte carica simbolica.
Musicalmente “Il volto verde” è un parziale ritorno alle sonorità del primo album e un omaggio a gruppi leggendari come Il Balletto di Bronzo, i Goblin e gli Antonius Rex.
Anche gli ospiti sono numerosi e di grande rilievo: Claudio Simonetti, Gianni Leone, Martin Grice e Sophya Baccini, Paul Nash & Maethelyiah dei Danse Society e Freddy Delirio dei Death SS. Inoltre, tracce come “Chider il verde” e “Il manoscritto” sono un chiaro omaggio allo spirito musicale del glorioso “YS” del Balletto di Bronzo.

Le influenze sono in ogni caso numerose e spaziano dal gothic rock alle colonne sonore dei film horror. In tutto l’album si respira un feeling oscuro e esoterico che riporta alla luce un’epoca mitica e creativa per il nostro paese. Particolarmente emozionanti sono “L’evocazione di Eva” – con protagonista, come si accennava, il grande Claudio Simonetti alle tastiere e Martin Grice dei Delirum al flauto e al sax – e “L’Apocalisse”, una traccia che si avvale del decisivo contributo alle tastiere di Gianni Leone.

“Il volto verde” – che si presenta con una suggestiva copertina (in apertura) che mostra un dipinto di Danilo Capua – si rivela nel complesso un ottimo album senza cadute di tono che mi sento di consigliare caldamente a tutti gli appassionati di musica oscura, di prog e, in particolare, ovviamente ai cultori di Gustav Meyrink. Anche perché, per capire più a fondo lo spirito del disco, vi consigliamo di leggere il libro.


Cesare Buttaboni

Last modified on Monday, 09 December 2013 17:24
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