La prima parte del concerto di Steven Wilson in un Teatro degli Arcimboldi milanese, fitto fino al "super cluster" della seconda galleria è composto da circa tre quarti d'ora di viaggio cosmico sulla rotta dell'ultimo album The Overview (l'effetto della veduta d'insieme della Terra dallo spazio, a sinistra la copertina dell'album, a destra la versione cartonata nel teatro)), eseguito integralmente, di filato, con solo un breve stacco fra "lato A e B": Objects Outlive Us e il brano che gli dà il titolo, arabescati dai video di Miles Skarin(con gran uso di AI, fin troppa).
Seguono ben venti minuti di pausa a luci accese per sgranchir le gambe, come fra un primo e un secondo tempo (prima volta in assoluto a un concerto rock!): anche perché - "settati i controlli per il cuore del sole" - la seconda parte supera l'ora e mezza di crociera interstellar oltre il sistema solare, come dichiara il testo del brano Perspective, declamato dalla voce (registrata) della moglie Rotem Wilson, interamente composto da distanze spaziali e di elenchi dei corpi celesti siti in quelle sempre più remote plaghe di buio cosmico. La prima è un megametro, ossia 1000 km, dove si trovano Ganimede, Callisto e Wolf 359, stella nana rossa già scenario di battaglie di Star Trek e del romanzo Terrore sul mondo di Henri René Guieu (Urania n. 21 del 1953).
«Si trova nella costellazione del Leone, da dove origina la nostra razza, sa?» dice la dama in rosso1 seduta accanto a... ma quello è il regista Cortez, dunque?
«La... "vostra razza"?» chiede stupito lui.
«Quella delle femmine mutanti, streghe secondo la Chiesa per molti secoli, "incarnatrici" secondo il folklore del Sud Italia e anche certe zone dolomitiche. Siamo il "popolo che si nutre del buio", come canta il nostro sciamano sonoro» spiega l'altera signora (citando una canzone non eseguita durante il concerto, NdR), come se si trattasse di un qualsiasi quartiere in periferia della città.
«Guardi quelle creature animalesche del video di Harmony Korine che lui sta proiettando ora dietro le loro spalle: non le sono tanto familiari?»
Nella galassia sonora "2000 light years from home" del Wilson fluttua psichedelia floydiana, complesse ondate progressive, ritmiche kraut ed elettronica berlinese di Eno/Bowie con la new wave dei Japan di Richard Barbieri (nei Porcupine ma non qui), l'ambient techno di Aphex Twin nelle malinconie electro da Radiohead, schitarrate metal da Opeth nei soli del chitarrista Randy McStine (già con lui nell'ultimo disco) e jazz hancockiano in quelli del pure rodato tastierista Adam Holzman. Affilati ed affidabili come un guanto anche il batterista Craig Blundell e il bassista Nick Beggs (ex dei più commerciali Kajagoogoo degli anni '80). Anche la suadente voce mediorientale di Ninet Tayeb, indispensabile per la bellissima Pariah, è registrata (ci pare appositamente per il live) e Wilson duetta con lei ripresa in video alle sue spalle.
Il testo di Perspective arriva fino allo yottametro, cioè 10 alla 24 metri: mille miliardi di miliardi di km dal Pianeta Azzurro.
«Oltre la Via Lattea, dove si stende il Filamento dei Pesci-Balena. Insomma, dove ci agitano le "cose che voi umani..."» sorride la dama astronomicamente e cinematograficamente colta.«Come del resto quaggiù, seguendo il suo, di filo logico... sbaglio?»
«Non sbaglia, maestro. Se no dove avrebbe trovato lei quelle donne feline perfette per la sua performance Panthers Hugs?2»
«Lei sa proprio tutto di me, mi lusinga.»
«So molto di molte cose. Da molto tempo, Cortez.»
«Perché... ci siamo già incontrati?»
«Ma certo: in uno studio di registrazione vicino a Parigi, lo Château d'Hérouville3. Ricorda i nostri discorsi sui Jethro Tull e il loro A Passion Play, rimasterizzato proprio dal nostro eroe di stasera?»
«Vagamente, era un viaggio che avevo in mente di fare sì, ma... ci sono già stato?»
«Forse una parte di lei è già... è ancora là. In una delle molte facce del suo prisma.»
Come descrivere l'overview effect complessivo? "Beat sempre più scheletrico, batteria e organo elettrico creano una base ritmica ripetitiva, alla Suicide. Bene, posso modificare la musica liberamente, mantenendomi all’interno della scena. Allora posso provare ad inserire altri elementi… (...) Il ritmo accelera progressivamente, io accelero, la danza accelera, la fuga diventa una fuga cosmica alla Hawkwind, il teatro non ha più le pareti: ci sono proiettati sopra dolmen e menhir di Stonehenge illuminati da falò notturni. La musica prende a pulsare (...) Tutto intorno vibra d’energia azzurra e viola. Fili rosso scuro collegano le punte delle mie dita a tutto. (...) Tutti pulsano sempre più forte."
«Queste sono parole sue, no?»
«Sono frasi di Buio in scena, ma non l'ho scritto io: è un romanzo sul mio lavoro...»
«Lei è un personaggio nella storia di un altro? Sembra un incubo di Philip Dick. Allora forse io non esisto neanche, forse sono solo una storia che deve ancora accadere...»
Così si alza e si incammina verso l'uscita, camminando altera e irreale, a piedi nudi sotto il suo vestito rosso, sparendo dalla vista di Cortez com'era apparsa. Dove sarà finita la misteriosa "dama rossa"? A che distanza dal regista?
Allora Cortez ripensa ai versi del testo di quella canzone, Pariah, che gli è sempre piaciuta tanto: "Stanco dei giorni a venire / stanco di ieri (...) Non preoccuparti / Non darti pena di nulla / Poiché nulla muore davvero / Nulla realmente finisce.4"
Ma poi, sul corvo che si rifiutava di cantare, è finito anche uno dei concerti più liturgici ed emozionanti degli ultimi anni e anche Cortez è tornato verso casa.
L'indomani lo aspetta il concerto di Paolo Fresu e Petra Magoni sulle canzoni di David Bowie.
Chissà cosa ne penserebbe lui di quelle versioni jazzistiche...
E soprattutto... a che distanza dal pianeta Terra?
Mario G
Set list completa del concerto del 7 giugno:
Set 1:
Objects Outlive Us
The Overview
Set 2:
The Harmony Codex
King Ghost
Luminol
What Life Brings (Porcupine Tree song)
Pariah (con video; NB: quello qui riprodotto fa riferimento al concerto di Stoccolma)
Impossible Tightrope
Harmony Korine
Vermillioncore
Bis finali:
Ancestral
The Raven That Refused to Sing
Note:
Questo "weird reportage" è un ardito esperimento di fusione fra recensione giornalistica del concerto e sviluppi narrativi, in parte collegati a racconti ancora inediti. Di seguito una comoda "mappa spaziale" per orientarsi: sul "ciclo narrativo di Cortez" vi rimandiamo alla legenda in coda al precedente articolo sugli Iconoclast.
Le foto sono state "rubate" da Mario G con smartphone durante il concerto (ci scusiamo della migliorabile qualità ma documentano fedelmente la serata). La foto della "Dama Rossa" invece è un'opera fotografica presente nell'Hotel Alexander Museum Palace di Pesaro, ripresa sempre da Mario in occasione dell'ultima assemblea della World SF.
1) La “Dama Rossa del folklore del Sud Italia e anche di certe zone dolomitiche” fa riferimento ai racconti Il fiore che dava la morte e La danza nel cimitero, inclusi nell’antologia Fantasmi di oggi e leggende nere dell’età moderna di Gazzola, Cappi & Guardascione (dal cui racconto altresì provengono le "Incarnatrici”) insieme ad Aa. Vv. (Profondo Rosso, 2025). Tornerà a minacciare il "regista dell'incubo" nel romanzo (in progress) La quinta del lupo e anche nell'imminente racconto Tunnel di suono (v. sotto).
2) Il riferimento è al racconto Gli abbracci delle pantere, previsto per il n. 3 di M - Rivista del mistero presenta, diretta da Andrea Carlo Cappi.
3) Riferimento al racconto Tunnel di suono, previsto in pubblicazione sul n. 2 di M - Rivista del mistero presenta.
4) Testo completo di Pariah:
Tired of my feet of clay
I'm tired of days to come
I'm tired of yesterday
And all the worn out things that I ever said
Now it's much too late
The words stay in my head
Take comfort from me
It's up to you now
You're still here and you'll dig in again
That's comfort to you
It's up to you now
So pariah you'll begin again
Take comfort from me
And I will take comfort from you
Tired of my failing health
I'm tired of everyone
And that includes myself
Well being alone now
It doesn't bother me
But not knowing if you are
That's been hell you see
Take comfort from me
It's up to you now
You're still here
And you'll dig in again
That's comfort to you
It's up to you now
So pariah you'll begin again
Take comfort from me
It will take time
Don't worry about a thing
'Cause nothing really dies
Nothing really ends.