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Ripartire da Doom Eternal alla ricerca dei propri demoni

Written by  14 Jul 2020
Published in Videogiochi
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Sono qui oggi per parlarvi di Doom Eternal. Si tratta di un gioco di culto sopravvissuto agli anni 90 per ripresentarsi all'epoca del corona virus fresco ed energico. Doom come descriverlo? Splatter, demoniaco, visionario, pericoloso, facciamo così In questi pomeriggi claustrofobici giocare a Doom è una ventata d'aria fresca, placare l'ondata di demoni è simbolicamente un pò come difendersi dai propri.

Hugo Martin è il direttore creativo di questa versione che affonda le sue radici nel primo Doom che fu realizzato nel 1993 da John Carmak con l’aiuto di John Romero e Dave Taylor.

 

Senza nulla togliere a Martin che merita gli applausi per questa versione, dietro grandi giochi ci sono grandi autori, proprio come John capace di ispirare una saga. Controverso, folle e visionario con elevate capacità di programmazione John è il creatore di un genere che dal 1991 in poi spopolerà: gli sparatutto in prima persona. La novità portata da John prima con Wolfenstein 3D (la cui gloriosa saga richiede un articolo a parte) e poi con Doom è che il giocatore si muove all'interno di un labirinto tridimensionale il cui unico scopo è quello di dover eliminare i nemici che compaiono all’impazzata. Nel caso di Doom si tratta di demoni nel caso di Wolfenstein 3D di uno sciame di nazisti impazziti.

 

Esagerando potremo dire che il segreto del gioco è tutto qui: Il ritmo, la frenesia e lo sparare all’impazzata.

L'uscita sul mercato di un simile gioco all'inizio degli anni 90 non ha risparmiato il titolo dalla titanica impresa di difendersi dai soliti stereotipi che ruotano intorno ai videogiochi, primo fra tutti quello di incitare alla violenza. Le stesse accuse venivano mosse agli esordi alla musica rock e metal e al cinema horror. Poi dopo anni la società ha imparato a non aver paura dell’arte.

 

Faccio parte di quella gioventù che ha giocato a Doom per divertirsi. Una gioventù corrotta secondo la definizione del senatore americano Lieberman che sognava censure di ogni tipo da imporre agli sviluppatori per non distribuire (e seminare secondo lui) orrori e violenza. Spesso i politici amano creare falsi scenari futuri per distrarre dagli orrori presenti e reali della politica. Il meccaniso argomentativo è collaudato: la causa della violenza viene attribuita all'arte (o al gioco) e non alle idee della politica o alle persone che compongono la società. Doom spaventava i politici e divertiva i ragazzi. Sono passati 27 anni ed ecco Doom Eternal sugli scaffali pronto a corrompere vecchie e nuove giovani menti. Corrompere al divertimento si intende! Non potevo resistere ed eccomi a giocarlo. Bethesda ed Id Software hanno fatto un bel lavoro perfezionando quanto di buono fatto vedere nel reboot del 2016. 

 

I complimenti vanno fatti anche al brillante Hugo Martin direttore creativo di questa nuova versione. Doom Eternal è solido tecnicamente, è veloce, frenetico e divertente come agli esordi della saga con nuovi livelli, nuovi nemici e nuove armi. Non è semplicemente un more of the same come potrebbe sembrare a prima vista perchè  rispetto al precedente reboot per altro di buona fattura Doom Eternal è più rifinito e bilanciato.

 

Alcune nuove caratteristiche arricchiscono in generale il game play per mantenere quella sensazione di danza tra i nemici, una danza magica tribale esaltata dalle musiche metal di Mick Gordon che arricchisce l'atmosfera sospeso tra presente e passato della saga. I complimenti si sprecano anche perchè Bethesda avrebbe potuto accelerare la pubblicazione per fare cassa dopo il successo del 2016 ma ha resistito alla tentazione e tutti i fan di Doom credo le siano grati di aver coccolato un titolo che merita un posto di tutto rispetto tra le icone cult del nuovo milllennio. Va bene abbassiamo il volume delle fanfare e divertiamoci.

 

Partiamo dalla storia anche se in ogni Doom la storia è un collante, una specie di scenario vago per giustificare in fretta il contesto. Un incipit esplosivo, i demoni sono ovunque e bisogna darsi da fare. Il gioco prosegue andando alla ricerca di importanti sacerdoti infermali da eliminare. Nell'eterna lotta tra gameplay e storytelling con Doom Eternal vince il gameplay come da tradizione anche se tracce di una storia ci sono. Per chi volesse approfondire, la storia finisce nel "Codex" una "lore" che nei momenti di riposo lungo la conquista dei vari livelli possiamo leggere (dopo averla sbloccata) gustandoci le descrizioni di nemici, armi e squarci di cronaca recente dell'inferno.

 

Per quanto riguarda la campagna di single player Id Software non ha risparmiato sulla quantità di contenuto. Il multiplayer è di buona fattura e anche se Doom non può entrare a far parte degli e-sport competitivi rimane divertentissimo da giocare con gli amici.

Che state aspettando? Buon divertimento.

Last modified on Thursday, 30 July 2020 21:01
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