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La montagna sacra è nel cinema

Written by  03 Mar 2008
Published in Cinema
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La ricerca della montagna sacra è attualissima, meglio dire necessaria al post-umano. La ricerca della montagna sacra è anche ricerca della realtà, attraverso la rinuncia del corpo e del sè. Alejandro Jodorowsky, cileno, classe 1929, nel 1973 completa il film che sarà consacrato a cannes quell'anno come rivoluzionario e controverso: "The holy mountain".

Un film visionario, onirico, psichedelico ma senza lsd, graffiante e satirico. Ogni scena potrebbe vivere come "quadro a sè", come video installazione si direbbe oggi. Come voltare una carta dei tarocchi e tutte le volte reinterpretare "il consultante" daccapo. Jodorosky si innietta come un veleno per lo spettatore o una terapia per chi gioisce dell'esperienza visiva.

La familiarità con le filosofie e le religioni orientali, l'alchimia, il buddismo, ma anche i tarocchi ed i fumetti formano una miscela visivamente esplosiva. In comune con il postumano ha la centralità del corpo e l'ampliamento del concetto del sè. La fantascienza ci suggerisce commistioni con la macchina, Jodorowsky invece richiama "lo spirito" del mondo a penetrarci, il sentire degli yogi che vagano con la mente attraverso gli occhi del cane.

Spegnere la mente è un elemento classico della filosofia orientale. Attenzione la mente non il cuore. I concetti classici di meditazione e di come raggiungere l'illuminazione jodorowsky li conosce bene e non si affida alla facile psichedelia degli anni 70 con lsd e derivati, per questo è il naturale maestro del film. Tra oriente ed occidente la vera frattura culturale è nel ruolo conoscitivo profondamente diverso tra pensiero e percezione, in occidente la percezione è negata in favore del pensiero raziocinante, in oriente è esattamente il contrario: si conquistano nuove conoscenze abbattendo barriere percettive attraverso percorsi spirituali/meditativi.

Questi percorsi sono quelli che lui metaforizza nei suoi film, percorsi che si fanno segno, significante, grazie ai sogni, agli incubi e alla "messa in scena" del sè come maschera. L'attore ne è il vettore ideale, viene costantemente, tagliato, cambiato, sbeffeggiato, mutilato alla ricerca del nuovo sè: quello multiplo, quello collettivo, il sè del mondo. Lo spettatore occidentale ne rimane sconvolto abbracciato alla sua soggettività e vede nelle frasi "tu sei un escremento puoi cambiare te stesso in oro" solo vuote provocazioni. Invece per Jodorowsky il cortocircuito tra satira graffiante della chiesa e dell'uomo contemporaneo solo solo un trampolino per spiccare il grande salto verso la montagna sacra, l'illuminazione. Se si abbandona il sè si troverà il segreto del mondo, si spalancheranno le porte della percezione.

Il tutto si sente attraverso la meditazione. La percezione della presenza del tutto è l'illuminazione che il mistico yogi, il monaco taoista, il buddista, l'orientale ha cercato per anni. E allora Jodorowsky sbeffeggia il pensiero occidentale, sbeffeggia i crociati, il film diventa iconoclasta, ha l'orrore della croce fabbricata in serie, della chiesa con le statue sanguinanti. Ma di continuo il regista ci invita a lasciarci incantare dalle immagini, che sono le immagini dell'arte e del suo film, ma anche le immagini irrappresentabili del divino che come tale per essere colto ha bisogno di un nuovo livello percettivo, che ci liberi e ci dia un "nuovo senso della realtà".

Da buon inconofilo del suo cinema, Jodorowsky ci porta attraverso questo percorso conoscitivo, ci presenta i nostri compagni di viaggio per giungere alla montagna incantata. Scopriremo che molti industriali e politici sono sulla nostra stessa strada per quanto disgustosi ci possano apparire. La sua estetica pesca dalla mostruosità, dal deforme, dal corpo come maschera dell'attore. Il sesso, il cambiamento di sesso è maschera, anche il coito o i genitali sono maschera. E di continuo li sfrega li taglia li fa guizzare di sangue. D'altra parte il movimento panico fondato da jodorowsky e Arrabal risentiva delle influenze del burlesque e di Gurdjieff il mistico della terza via. Concetto chiave allora era il clown, dice jodorowsky: "I clown, proprio come le logiche non-aristoteliche, come i quadrati di carta, hanno la possibilità di mutare, sono capaci di deformarsi, di far da struttura, di avere un pensiero multiplo." E se è partito da queste idee capite perchè arriva ad un film come la montagna sacra con un determinato stile.

Dopo aver presentato i vari partecipanti al viaggio, ognuno dei quali è un corpo, un tarocco un pianeta, i nostri aspiranti saggi si avviano verso la montagna sacra, approdando ad un pantheon di falsi guru (divertentissimo il tizio che può attraversare la montagna orizzontalmente, un ottuso e un atleta della meditazione senza l'illuminazione) dove viene sbeffeggiato il guru delle droghe dell'epoca "leary". Poi il viaggio riprende e la scalata della montagna ha come obbiettivo quello di disgregare la mente. Quando il corpo si oppone o ostacola il viaggio lo si sfrega contro la roccia o lo si mutila, tutto pur di farcela, di rinunciare al corpo per far viaggiare lo spirito. (curioso come il movimento "panico", abbia tante affinità con la body art, il cyberpunk e il post-umano proprio nel rapporto con il corpo)

Poi arrivano le ultime prove, il superamente degli incubi e delle paure, finchè si arriva alla fine. Qui il maestro svela il trucco ai suoi discepoli, si prende gioco di loro, il viaggio iniziatico è finito, ora comincia la sfida della ricerca del reale, il cinema è la montagna sacra, il luogo occulto dei saggi. Quindi camera indietro, la finzione si rompe in favore di una nuova magia, quella del reale. Siete arrivati alla montagna sacra, la vostra vita.

Puoi vedere il film completo su VVVVID QUI.

Last modified on Sunday, 01 March 2015 17:40
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