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The Running Man: siamo già nella distopia.

Written by  11 Nov 2025
Published in Cinema
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Il nuovo adattamento del romanzo di King diretto da Edgar Wright con un ritmo senza respiro e Schwarzy sulle banconote è molto più fedele al testo letterario della versione del 1987. In sala dal 13 novembre.


UraniaThe running man è un romanzo di Stephen King pubblicato nel 1982 sotto lo pseudonimo di Richard Bachman (e uscito in Italia due anni dopo come Urania n. 962, copertina a destra, la locandina del film è sotto a sinistra). Si distacca dall'horror del suo autore per una tematica distopica (che condivide con La lunga marcia del '79, da noi Urania 1001 dell'85), su un'America orwelliana, impoverita, schiacciata da una sorta di dittatura corporativo-poliziesca e dominata da una televisione spazzatura in cui canalizzare, e sedare, ogni impulso di rabbia e violenza: praticamente ahinoi quella attuale.

RunningAmbientato originariamente proprio nel nostro 2025, il romanzo fu già tradotto in film nel 1987 da Paul Michael Glaser/Starsky, che lo ambientava nel 2017, purtroppo subendo il muscolare peso del protagonista Schwarzy, che fece del personaggio del fuggitivo Ben Richards un'altra declinazione del proprio mono-ruolo di supereroe spaccatutto, da noi giustamente tradotto L'implacabile (qui sotto il trailer di allora). E che nel nuovo film viene omaggiato con il volto stampato sui biglietti da 100 neodollari (still qui a lato).



RunningCome attualizzare dunque una distopia che praticamente oggi abbiamo sotto gli occhi solo accendendo i telegiornali? Edgar Wright, 51enne regista inglese (un peso medio con alle spalle L'alba dei morti dementi e Ultima notte a Soho) ha lavorato su una sceneggiatura propria, sviluppata col fido Michael Bacall, ma anche con il Re nel team di produzione esecutiva, come si sa garanzia di scrupolosa fedeltà al testo letterario. E non solo spedendo il nuovo protagonista in taxi all'incrocio con la futuribile "via Obama"!


RunningInfatti il nuovo Richards (Glen Powell, in azione a destra e più sotto) parte come un più credibile sfigato del mondo degli oppressi (le prende pure dai poliziotti all'inizio), anche se ben presto si rivela chiaramente un cavallo di razza per lo spietato show televisivo del titolo, condotto dal nero Bobby Thompson (Colman Domingo) ma di cui tira i fili quella jena di Dan Killman, l'arcigno Josh Brolin (sotto a sinistra), che qui sta dietro la scrivania del produttore ma da lì mena fendenti non meno letali dei pugni.


RunningFacendo del povero Richards prima la vittima designata del reality show mortale (dal grisbi miliardario ma che nessun concorrente è mai riuscito a vincere), poi il vero protagonista, quando si accorge che il fuggitivo è osso duro da mordere, comincia ad essere amato dal pubblico e riesce persino a far fuori gli implacabili cacciatori lanciati sulle sue tracce, pur favoriti da ogni possibile scorrettezza dietro le quinte; fino a proporgli alla fine di diventare lui stesso il prossimo leader dei cacciatori in uno show tutto suo.


RunningAnche The Running Man 2025 (qui sotto il trailer) è, beninteso, un grande e roboante spettacolo tutto azione senza tregua - da far sembrare un capolavoro di ritmo come Nemico Pubblico di Tony Scott (appena rivisto in tv) un pisolino pomeridiano - con inseguimenti al cardiopalma, sparatorie, esplosioni e tutto il corredo obbligato di un action blockbuster, ma va riconosciuto che la riscrittura di Wright è molto più efficace e pungente di quella storica, anche grazie agli aiuti che offrono al muscolare Richards/Powell alcuni ribelli incontrati sul cammino della fuga, e soprattutto agli squarci metatelevisivi dei video inserti di controinformazione anti-Network realizzati dal rapper George Carroll, che svela al mondo le manipolazioni della realtà propinate dal Network, moloch televisivo corporativo commerciale e politicamente onnipotente, per dipingere il Running Man come un criminale e aizzargli contro l'odio populista del pubblico bramoso di sangue e vendetta, per poi promuoverlo improvvisamente a "vera incarnazione dei valori americani", quando appare più comodo farne un mito che una vittima sacrificale.


RunningInserti che nel finale confondono le acque in maniera piuttosto interessante: il protagonista è stato abbattuto in volo mentre puntava al grattacielo del Network (come nel romanzo) o è sopravvissuto e si è vendicato del perfido tycoon dando l'assalto al palcoscenico televisivo? E la sua famiglia è stata davvero sterminata per rappresaglia o era anche quella una video-finzione virtuale per confondergli le idee e aizzare anche lui come serviva a fare "great tv"?
In quest'ottica diventa anche più digeribile e stimolante la variazione dell'amarissimo finale del libro di King/Bachman, che nessun blockbuster vorrebbe accettare come chiusa del film.


Colonna sonora programmaticamente da bombardamento a tappeto di hip hop e crossover nu metal, ancora una volta a cura del fidato Steven Price (già agli spartiti e alla console per il rombante Baby Driver visto su Rai4 e Last Night in Soho), in cui spiccano moderni remix di Underdog di Sly and the Family Stone (QUI l'originale) e Don't Bring Me Down dell'Electric Light Orchestra.Running


Esce nelle sale italiane dal 13 novembre per Eagle Pictures e saranno 133 minuti d'azione adrenalinica di cui non ci si pente arrivati alla (bellissima) sequenza ultrapop dei titoli di coda, se non snobbate il cinema d'azione pura made in Hollywood a tutto gas.



Mario G

Last modified on Tuesday, 11 November 2025 16:11
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