A volte capita, come dice Woody, che "mi vengono in mente delle cose con cui non sono affatto d'accordo".
Come ad esempio adesso, dopo aver visto nel weekend l'unanimemente incensato film Un semplice Incidente, premiato anche all'ultimo Cannes nientemeno che come miglior film. Cito ad esempio il titolo che gli dedica Wired: "il film meno prevedibile dell'anno è anche il più bello e nessuna scusa è buona per non vederlo". Per MyMovies, se non erro, il film contiene addirittura "una delle scene più belle della storia del cinema", ma il coro è unanime, dal Sole24Ore ("potentissimo esempio di grande cinema impegnato") a Nocturno.
Mi dispiace ma non sono affatto d'accordo: Un semplice incidente NON è imprevedibile, è lo stesso soggetto de La morte e la fanciulla - un'ex vittima sequestra il suo presunto torturatore per vendicarsi e di lì si dipana il dubbio se costui sia il reale colpevole o un tragico errore (come ovviamente questi sostiene) - che Polanski aveva tratto a propria volta da una pièce teatrale di Ariel Dorfmann del '91, facendone un capolavoro di tensione e quesiti morali già nel '94, con due interpreti straordinari come Sigourney Weaver (la passata vittima) e Ben Kingsley (il passato torturatore) in ambientazione sudamericana. Che a quanto ne so non ha fruttato alcun premio al regista polacco.
In seguito, lo stesso soggetto è stato ripreso nel 2020 con ambientazione americana da Yuval Adler in The Secret - Le verità nascoste, un buon film più thriller, con l'intensa Noomi Rapace ex prigioniera rumena di un lager nazista.
Ora Panahi ricucina la medesima zuppa in salsa iraniana, attingendo alla personale esperienza d'essere stato arrestato (e pure interdetto ufficialmente dal girare film) dal regime integralista islamico, per cui anche questo suo undicesimo film è stato realizzato in segreto (il quinto dopo la proibizione, apprendo).![]()
Gira quindi con mezzi minimi, diciamo pure in un "neorealismo obbligato", con polverose ambientazioni reali e attori che certamente aderiscono biograficamente ai personaggi (una fotografa, un amico di lei, una coppia di sposi imminenti che lei sta fotografando, la moglie incinta del "colpevole" e la di loro bambina) più di quanto avrebbero potuto fare delle star internazionali, ma che non sono certo all'altezza dei loro precursori su questo medesimo impianto di trama
Nella parte centrale del film, dopo che una serie di incidenti anche (inutilmente) comici ha prolungato e complicato, anziché scioglierlo, il dubbio se il prigioniero legato in una cassa sul furgone del protagonista sia o meno il torturatore zoppo "Gambadilegno" delle carceri iraniane, da tutti ricordato per il ciglio della protesi appunto ma mai visto davvero in volto, il gruppo di ex vittime si (e ci) sfinisce in una ridda di battibecchi e stupidi rimbrotti reciproci, col risultato di diluire la tensione drammatica della trama.
Leggo che quest'incursione nella commedia all'italiana rappresenterebbe lo sguardo "umanista" del regista sui propri personaggi, vittime che le nequizie della dittatura teocratica non sono riuscite a trasformare nei vendicatori spietati che si proporrebbero di essere. Bene (anche se io l'ho trovata lunga e fuorviante). C'è un finale cui va riconosciuta un'asciutta ed ellittica originalità nel rilanciare il dramma dopo averlo sciolto nella commedia. Ancora bene. Ma ciò non basta a fare di un soggetto già noto rifatto peggio un'opera da premio a Cannes. Tantomeno da incoronare "film dell'anno, forse del decennio", come ho letto da qualche parte, o addirittura un "vertice della storia del cinema".
Mi dispiace planare quindi su un giudizio "anti-woke" che in questo momento rischia di schierarmi su una linea di pensiero politico che non mi appartiene, ma mi tocca tenermi la sensazione che qui premio e lodi vadano assai più al regista in quanto iraniano, e alla sua sofferta esperienza personale (tanto di cappello, beninteso), che non ai reali meriti artistici della sua opera. La quale, se fosse stata - che so - danese piuttosto che canadese, quel podio temo che non l'avrebbe visto neppure col cannocchiale. Tutto qui.
Dite che sono cinico? Forse ha solo ragione lo stesso MyMovies: "Chi cerca un cinema in cui l'impegno civile si ammanti di raffinatezze da cinefili farà bene a tenersi lontano da questo film". Devo aver sbagliato a non tenermi lontano. Ora attendo a pie' fermo la crocefissione critica che sicuramente mi attende.
Voi che ci leggete che ne pensate?
Buone visioni e alla prossima.
Mario G