Finalista al premio Vegetti 2023, Psicosfera (Tabula Fati, 2022, copertina estesa in testata) è il romanzo firmato dall'araldico duo Massimo Acciai Baggiani/Carlo Menzinger di Preussenthal (che vedete qui a lato in versione Escher). I due fiorentini, pur fedeli al mito dell'astronauta tanto caro all'immaginario della fantascienza classica, non difettano certo d'immaginazione, giacché lo insaporiscono con una miscela tanto variegata da essere quasi stordente.
Un'equipe di astronauti russi nello spazio scompare dai monitor terrestri, come anche un colono cinese della prima missione volta a popolare il pianeta rosso. Sono tutti davvero morti come si dice a terra o sono stati inspiegabilmente teletrasportati in tutt'altra "colonia"?
Li ritroviamo tutti ospiti/prigionieri di una misteriosa sfera concava (la psicosfera del titolo) che si modella in funzione dei loro desideri ed esigenze, un po' come la Sfera di Crichton/Levinson (io ho pensato anche all'Annihilation di Vandermeer/Garland), anche se gli autori citano come riferimenti solo Solaris di Tarkovskij (da cui lo still a sinistra) e l'Odissea di Kubrick.
La sfera nutre i suoi sbalorditi occupanti e li protegge, ma da essa non sembra ci sia via d'uscita. Anche perché scopriremo che si trova... al centro della Terra, sotto fiumi di lava ribollente.
Ecco che il mito dell'astronauta - ormai appannato il glamour della corsa allo spazio anni '60 - viene aggiornato con suggestioni che incrociano le più recenti di Interstellar e Mission to Mars con quelle classiche del Viaggio al centro della Terra di Verne (a destra la copertina della recente edizione RBA). Dove - ci spiegano gli autori - vivono forme di vita ctonie inconcepibili, intelligenze da altoforno inimmaginabili per l'umana concezione di "forma di vita". E questa è senz'altro un'idea originale del libro.
Se poi aggiungiamo che tali intelligenze formano una sorta di Comunanza, anzi due, perché una è favorevole alla razza umana e l'altra le è ostile, la faccenda inizia a farsi complessa: della prima incontriamo una presenza ectoplasmatica modellata sulle fattezze della figlia Yelena di uno degli astronauti russi, della seconda conosciamo l'oscuro emissario Oberon, atterrato nelle profondità di Gaia direttamente dal Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, la cui impegnativa citazione (secondo me non sviluppata al meglio) serve agli autori per addentrarsi nel versante più "psico" della sfera, ossia quello onirico, che rimanda anche al ciclo dei sogni lovecraftiano, giacché nel finale sarà proprio l'energia onirica il propellente per lanciare la psicosfera oltre gli strati di magma, nientemeno che verso le stelle.
Per propiziare lo psichico balzo servono però altri personaggi: un giovane fiorentino (poteva mancare?!), il Giampi saltatore nello spazio, e una rete di telepati diffusa sull'intero pianeta, dalla Russia al Giappone. Capite quindi perché si parla di bouquet ambizioso e stordente.
A livello puramente letterario, la parte centrale del romanzo mi è parsa girare un po' su se stessa, scontando la bidimensionalità psicologica dei personaggi, punto debole di noi scrittori del fantastico già ben evidenziato da Franco Forte in chiusura di uno Stranimondi recente: i protagonisti, vittime di un dramma - non sapere dove si trovano, né se sono ancora realmente vivi - al cui confronto quelli di Aniara (still a sinistra) o High Life son dei picnic, non deragliano, non cedono alla follia ma continuano a dialogare come soci all'assemblea della World SF, domandandosi se siano essi stessi "fatti della stessa sostanza dei sogni", intessendo innocui flirt da liceali.
La parte finale del romanzo invece svolta decisamente in una direzione "ecomistica" un po' new age - "dobbiamo evolverci in consapevolezza e saggezza, altrimenti rischiamo l'estinzione" (cit. da pag. 146) - che, pur a prezzo di un certo didascalismo, imprime alla storia una chiusa originale (non si finisce al solito duello coi "mostri") e appunto ambiziosa, nel senso proprio di epico fondativa di un nuovo corso cosmico per l'umanità. Uno sguardo che potremmo definire in un certo senso "solar punk" e che, in tempi di minimalismo è sicuramente indice di coraggio e fede nelle potenzialità profetiche del genere s/f anche in tempi aridi di promesse per il futuro.
Last but not least, gli autori lanciano nella psico-blogosfera letteraria un interessante bando per dare vita a un'antologia spinoff di racconti di Aa. Vv., dal titolo "Dal Profondo", che siano ispirati da ed estensioni dell'universo narrativo creato dal romanzo, anche eventualmente corredati da immagini grafiche o fotografiche originali. Se la proposta stuzzica le vostre ambizioni autoriali, la deadline per l'invio delle proposte è stata prorogata al 30 giugno.
Mario G