“I motivi di un uomo non sono belli da verificare”
(Ivano Fossati, J’Adore Venise)
…E tu allora cosa le hai fatto?
Luca (Giovanni Battaglia, anche regista dello spettacolo, fisicamente un clone del bergmaniano Max von Sidow) è un dentista dall’aria di gran donnaiolo. Fra gli sbuffi di vapore della sauna inonda l’amico Guido (Alessandro Castellucci, una specie di timido Neri Marcoré) delle sue prodezze da “macho”, stringendo costantemente d’assedio l’amico single per strappargli qualche racconto dei flirt che a sua volta quest’ultimo – di carattere più riservato – inizialmente minimizza, ma poi capitola e racconta, per la gioia cameratesca dell’altro.
…E con quante dita?
Dialoghi che però celano sotto la superficie giovanottesca di due adulti sempre guasconi la tragedia di vite squallide e meschine, che si svelano nei siparietti in cui ciascuno, da solo, parla con una partner che noi spettatori possiamo intuire solo dal suo silenzio: Luca tenta di parlare con una moglie che ormai rifiuta ogni contatto con lui (ogni tanto sgridando una figlia pure sempre fuori scena); Guido domina una sconosciuta che induce alle lussurie che poi favoleggerà all’amico, ma solo attraverso lo schermo di una video chat.
…E lei intanto cosa faceva?
Un giorno però… un amico comune ha visto la moglie di Luca al ristorante con un uomo, mentre avrebbe dovuto essere a teatro con un’amica di gioventù: si apre un “dramma gallista” per il dentista tombeur de femmes, che – dopo aver tradito la moglie con la sorella drogata di lei, varie amanti, prostitute e trans, provandoci anche meschinamente con la propria assistente alla poltrona – scopre di poter essere a sua volta tradito.
…Ma con la bocca o col culo?
Finirà per scorrere del sangue. E, spalancata la porta dell’abisso, anche l’amicizia goliardica non potrà più essere la stessa.
Ciò che resterà totalmente nudo è lo squallore di due vite finte, basate sulla menzogna e la finzione programmatica. Con le donne, entità bramite come in un film porno ma mai conosciute davvero in un rapporto davvero reale, con se stessi e con l’alter ego virile, con cui “tenere alta la bandiera” di un machismo da cinepanettone, sotto cui nascondere fantasie omosessuali e incapacità relazionali.
…Tanto era solo una puttana isterica. Sono tutte puttane…
Dopo la “solitudine della fica” di von Trier, che abbraccia il nulla per fare “quel che sarebbe considerato normale per un uomo” (come dice nel film Stellan Skarsgård), ora l’affilato testo di Massimo Sgorbani (testo del ’98, di quelli che di solito ci si lamenta che solo autori inglesi come Dennis Kelly o Ravenhill sappiano offrirci) ci spalanca davanti agli occhi la “solitudine del cazzo”, che parla continuamente di fica per coprire il nulla che ha dentro.
Un cazzo vuoto d’anima come anche di autentica, gaudente carnalità, privo anche di quella tragicità del peccato che possiamo vedere nella Joe di Nymphomaniac.
O forse nelle Assassine, che sempre al Libero saranno in scena dal 3 giugno, ma di cui vi diremo dopo la prima.
Il presente è donna (*)
Se andate a vedere lo spettacolo (in scena fino al primo di giungo) essendo uomini, non sarà per nulla gradevole specchiarsi nei due esemplari di virile miseria (benché, o forse proprio perché resi perfettamente da due attori credibilissimi; nelle foto ai lati, Battaglia è il biondo, Castellucci il bruno). Se non ci andate soli, attenti alla domanda più pericolosa che vi potrebbe aspettare alla fine: ma tu… quale dei due potresti essere?
Mario G
P.S.: le frasi in corsivo fra un capoverso e l’altro sono ispirate ai dialoghi dello spettacolo, che riproducono (speriamo) abbastanza fedelmente, anche se non alla lettera, in quanto non disponiamo del copione e li abbiamo ricostruiti a memoria.
(*) Riferimento al film Il futuro è donna di Marco Ferreri, perfetto simbolo dell'epoca attuale.