"Non lasciate che l'oggi distrugga il per sempre"
(Cesar nel film)
Fortemente voluto da Coppola, che insegue il progetto (apprendiamo) sin dai tempi di Apocalypse Now, accolto dai produttori hollywoodiani con preoccupazione per un prevedibile flop commerciale (peraltro non nuovo alle coraggiose imprese di Francis) e infatti inizialmente guardato con sospetto dai distributori internazionali dopo alcune stroncature di critici che, come gli imperatori al Colosseo, hanno girato pollice verso dopo le prime proiezioni, finalmente arriva anche nelle sale italiane Megalopolis (da mercoledì 16 ottobre, per Eagle Pictures, rendiamole merito d'aver creduto nello sforzo titanico del Maestro). A destra la locandina italiana, qui sotto il trailer.
In effetti, c'è di che spaventarsi: durata fluviale, molti personaggi, tumultuose vicende di scalate al potere, congiure, amori e mercimoni erotici a fini sempre di conquista (o mantenimento del privilegio), Megalopolis non ci nega nulla degli elementi che han fatto il successo di una serie tv come Roma, ma lo fa in una forma distopico ucronica: New Rome è palesemente un'America "futur-steampunk" che teme il proprio declino storico ("quando crolla un impero? Non in un solo terribile momento ma quando arriva un tempo in cui il suo popolo non crede più in esso").
I nomi dei personaggi alludono palesemente ai personaggi storici realmente esistiti e il regista mette loro in bocca impegnative citazioni da Marco Aurelio e il monologo di Amleto di Shakespeare.
Inoltre (lo so che fra cinefili non si può dire ma...) la visione in originale con sottotitoli (velocissimi) mette ancor più a dura prova l'attenzione, perché inseguire le traduzioni di dialoghi densi e concettosi impedisce di far spaziare l'occhio nel molto (moltissimo) che intanto satura il grande schermo.
La vicenda riassunta ai minimi termini è quella del geniale architetto Driver/Catilina (a sinistra), col superpotere di poter bloccare il tempo, inventore di un miracoloso materiale (il megalon appunto) con cui vorrebbe ricostruire il centro di New Rome, devastato dallo schianto del satellite russo Cartagine (!), convinto di poter dar vita a una riedificazione più accogliente e democratica, in grado di ridurre le gravi disparità sociali in cui attualmente versa New Rome.
Ma in questo suo grande progetto di 'città ideale' è avversato dal più conservatore sindaco Esposito/Cicero, che punta invece a più redditizi casinò in classico cemento, la cui figlia Julia (la bellissima Nathalie Emmanuel, a destra) è però follemente innamorata del malinconico visionario architetto; il quale ha scoperto il miracoloso materiale cercando di salvare la prima moglie suicidatasi, fallendo nell'impresa e finendo pure accusato di averne causato la morte oltre che tormentato dai sensi di colpa.
Di qui una sarabanda di accordi al vertice e tradimenti (sentimentali, lussuriosi quanto politici ed economici), congiure, assassinii, sobillamenti di masse, degna davvero del basso impero romano, fra sfavillanti feste dei vip coreografate come deliri camp di Baz Luhrmann e manifestazioni di piazza, in grado di stordire anche il cinefilo versato alle più ardite (ed estese) visioni.
Della complicata trama trovate illustrazione più completa ed esaustiva sulla Wikipedia inglese che su quella italiana, dove tra l'altro viene ben documentato il parallelo fra la celebre congiura di Catilina e l'attuale scena politica statunitense (si vede che da noi si dà per scontata la preparazione in storia!).
Dalla storia romana (evidentemente studiata a fondo) il regista dei progetti 'larger than life' ha tratto la riflessione ucronica su che percorso avrebbe potuto prendere la storia stessa se Catilina non fosse stato messo all'angolo dal 'conservatore' Cicerone, che difese l'autorità del Senato repubblicano di Roma dalle tendenze 'populiste' del celebre congiurato. Ora, noi sappiamo che la repubblica finì nell'impero, che Coppola definisce sinteticamente "un regime fascista", in cui vede chiare tracce del cammino che sta percorrendo la repubblica americana attuale, il che lo porta a chiedersi se non possa esistere una strada alternativa per un futuro migliore.
Coppola persegue i propri ambiziosissimi fini metaforici e politici attraverso un tonitruante ottovolante che satura ogni angolo dello schermo e ogni minuto di proiezione, in cui distilla rimandi a praticamente l'intera storia del cinema, dal Metropolis di cui riecheggia il titolo a Blade Runner e Brazil (le metropoli collassanti), le saghe di Hunger Games (il futuro distopico dittatoriale) e Dune (le congiure di palazzo per il potere), le già citate follie circensi di Baz Luhrmann e Tim Burton (i costumi flamboyant di Milena Canonero che uniscono l'estetica dei romani a quelli di un'immaginaria eleganza futuribile), le visioni di metropoli fantastiche di Poor Things, ma ancor più oniriche, come se fossero state progettate da un Gaudì in acido.
Il tutto, come s'è detto, risulta effettivamente stordente: non mi sento di aderire ai numerosi giudizi stroncanti (all'anteprima stampa uno è uscito dalla mia fila sui titoli di coda sentenziando "ciofeca assoluta"), ma di certo la sensazione di accumulo di molta, forse troppa roba (concetti, metafore, rimembranze storiche, cinematografiche, allegorie politiche etc.) c'è. Penso che lo rivedrò nella versione doppiata in italiano per approfondire quel che potrebbe essermi sfuggito alla prima visione, penso che un regista come Coppola valga lo sforzo.
Uno che, non avendo più bisogno di dimostrare nulla in ambito cinematografico, a 85 anni d'età crede tanto pervicacemente a un'idea sbocciata 45 anni addietro da investirci personalmente vendendo per produrla parte della propria tenuta vinicola californiana pur di vederla realizzata, sfidando una volta di più il disdegno critico e il baratro commerciale, che già aveva sopportato all'inizio degli anni '80 con Un sogno lungo un giorno; uno così, che a dispetto di tutto ciò rimane un pilastro della storia del cinema mondiale, merita almeno un paio di visioni per andare davvero a fondo di quell'idea, forse troppo complessa per essere ben assimilata alla prima in inglese.
Anche voi dategli una prima chance con mente aperta e senza preconcetti, quando esce il 16. Sarà una visione impegnativa, su cui discutere, ma potrebbe essere il testamento spirituale del regista e, come anche il discusso "musical elettronico" - che, a 42 anni da tanto flop, quest'anno è tornato al cinema e in blu-ray restaurato in 4k come un cult - potrebbe rivelarsi un altro folle cult in... un qualche percorso della storia futura.
Come dice Adam/Catilina, "Non lasciate che l'oggi distrugga il per sempre".
Mario G.